Un cambiamento...è davvero quello che vogliamo?
- cammaratamilena
- 12 gen 2021
- Tempo di lettura: 4 min

Quando una persona attraversa un momento di sofferenza spesso sente il desiderio di un cambiamento, possibilmente al più presto. Nei racconti di fatica e sofferenza, le idee rispetto a cosa fare per raggiungere questo cambiamento spesso sono poche e confuse, altre volte al contrario, sono ferme ed indiscutibili, ma in entrambi i casi non sono state sufficienti per scenari diversi. Perché ci si trova a mettere in atto sempre le stesse azioni, già sapendo che si starà male ancora una volta? Perché è così difficile cambiare, anche quando ci si rende conto che sarebbe la scelta "giusta" per stare meglio?
"Ogni cambiamento, anche se agognatissimo, ha le sue malinconie, perché quel che si lascia è una parte di noi: bisogna morire in una vita per entrare in un'altra" (A. France)
Prendere in considerazione l'idea di un cambiamento presuppone l'aver intravisto, all'orizzonte della direzione percorsa fino a quel momento, una situazione che ci allontanerebbe da noi stessi, che ci porterebbe a non riconoscerci più, nelle nostre parole e nelle nostre azioni. Sentiamo che la parte più autentica di noi andrebbe a smarrirsi, si confonderebbe tra le mille maschere indossate ogni giorno per rimanere in relazione con le persone che abbiamo paura di perdere. È così che fino a quel momento abbiamo continuato a scegliere quell' "immagine di noi" che sembrava più utile, più capace, più apprezzata nel nostro mondo di relazioni, ma poi ad un certo punto ci si guarda allo specchio e non ci si riconosce più.
Chi sono? Cosa sto facendo della mia vita? Cosa ho realizzato fino adesso? Quello che ho realizzato era quello che veramente volevo per me stesso/a?
Dove sono finiti i miei sogni, le mie ambizioni, il mio stile di vita che mi faceva sentire libero/a e che mi faceva sentire me stesso/a?
Dove sto andando? Dove mi sto perdendo?
In questi momenti spesso ci si sente presi dall'ansia, a volte manca il fiato, il cuore batte così forte che sembra voler uscire dal petto, anche solo per ricordarci che c'è, che siamo ancora vivi e che non è finita. Pensare ad un cambiamento implica allora il dover accettare che quello che si stava facendo non è più la cosa migliore per sentirsi in pace con sé stessi, ma implica spesso dei costi che non è scontato riuscire ad affrontare...
Cambiare può implicare il mettere in discussione delle relazioni con persone che fino a quel momento hanno rappresentato tutto per noi e c'è spesso la folle paura che queste persone possano non accettare il nostro cambiamento e andare via. "Come potrò farcela senza di lei/lui?"
Cambiare può implicare la sensazione di aver perso tempo, di aver sprecato energie nella direzione di qualcosa che non esisterà più e che forse non è mai esistito, che sia stato tutto invano e di ritrovarsi così con una manciata di sabbia in mano. "Forse se resisto ancora un po', poi passa e si sistema tutto?"
Cambiare può implicare una maggiore vulnerabilità: può attirare l'attenzione degli altri, può esporci al giudizio da parte di chi nota che c'è qualcosa in movimento e che a sua volta può sentirsi messo in difficoltà e in discussione e, allo stesso tempo, il cambiamento ci espone ad un rischio che forse è ancora più difficile da accettare rispetto al giudizio: il non essere nemmeno visti. "...e se poi non ce la faccio a sopportare tutto?"
"Quando soffia il vento del cambiamento alcuni costruiscono ripari,
altri costruiscono mulini a vento" (Proverbio cinese)
Quando le persone mi raccontano gli aspetti di sé o della propria vita che vorrebbero cambiare, ritengo che sia utile prendere un po' di tempo per riflettere insieme sulle loro anticipazioni rispetto alle implicazioni di tale cambiamento: cosa cambierebbe nella loro vita? Quali opportunità si aprirebbero? Di solito si intravedono soluzioni e possibilità così apparentemente preferibili che diventa difficile capire cosa abbia impedito la persona ad andare già in quella direzione. Allo stesso tempo, però, propongo alla persona che è con me di mettere in luce gli aspetti per cui quel modo di essere e quel tipo comportamento hanno avuto senso fino a quel momento, a cosa sono serviti, perché sono stati scelti tra tanti altri modi di essere o agire, che cosa immaginano sarebbe successo se non avessero fatto proprio quelle scelte... e questo di solito è il momento più delicato, ma anche il più elaborativo. Di solito, infatti, subito dopo l'iniziale "non ne vedo nessuna utilità", "non avevo alternative" o "non dipendeva da me", emergono le possibili ragioni per cui quel modo di essere e quel tipo di comportamento un senso ce l'avevano ed erano le scelte migliori che la persona poteva fare in quel momento e in quella situazione. è proprio quando la persona sente di comprenderne il senso più profondo ed autentico per sé stessa che arriva in qualche modo a fare pace con quel modo di essere e di agire che aveva tanto provato (invano) a cambiare. è proprio comprendendone il senso che la persona giunge a conoscere aspetti di sé di cui non era ancora del tutto consapevole e che saranno linee guida della direzione di un cambiamento possibile.
È in questi termini che il cambiamento in una psicoterapia non può mirare al passaggio "da un estremo all'altro" in cui non la persona non si riconoscerebbe, ma ad un affascinante percorso alla scoperta di sfumature e di ortogonalità che possono tenere insieme tutte le parti di sé, con i propri sogni, i propri valori e le proprie fragilità, anche se agli occhi degli altri possono sembrare incoerenti, contraddittorie o controproducenti.
"Non puoi tornare indietro e cambiare l'inizio,
ma puoi iniziare da dove sei e cambiare il finale" (C.S.Lewis)


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